Alcuni amici di Gradara mi hanno segnalato, tra le tante attrazioni del “Borgo dei Borghi 2018“, il Crocifisso ligneo della Chiesa di San Giovanni Battista e le numerose grotte presenti nel sottosuolo dell’antico borgo a cui voglio dedicare questo articolo.
Se è vero che Cristo è nato in una grotta e le grotte sono da sempre luogo di culto, non poteva esserci accostamento migliore tra la grotta del Museo Storico e il Crocifisso seicentesco della cattedrale. Entrambi li troviamo sulla via principale di Gradara, lungo il percorso che si fa per salire verso la rocca.
A pochi metri dall’entrata del centro storico, si trova il museo di Gradara, contenitore di saperi e mestieri medievali che racconta la storia del territorio, del borgo e del castello. Al suo interno si possono trovare armi e armature, strumenti di tortura e delle tradizioni contadine, ma soprattutto dai suoi sotterranei si accede all’unica grotta visitabile del luogo.
Probabilmente collegate alla rocca e sicuramente usate per la fuga in occasioni di pericolo, le sedici grotte finora scoperte, collegate tra loro da cunicoli di cui solo una decina ancora agibili, hanno un’origine antica e misteriosa come la maggior parte delle gallerie e grotte ritrovate nel nostro territorio. Probabili luoghi di culto dei nostri antenati, la grotta del Museo Storico, attribuita al IV-V secolo d.C., pare potesse essere stata un luogo di ritrovo segreto dei Bizantini prima e dei Templari poi. I Cavalieri del Tempio, affascinanti, misteriosi, ricchi e potenti e per questo invisi a Re e Papi di quel tempo che li hanno fatti diventare famigerati e mandati a morire sul rogo.
Poteva forse il luogo che si ritiene teatro della tragedia di Paolo e Francesca, farsi mancare la presenza di personaggi simili? D’altronde, tra gallerie, cunicoli, alcove, all’interno della grotta non mancano fascino e sorprese.
Più avanti, a pochi metri dal castello dove un tempo era custodito, si trova il Crocifisso ligneo di Fra Innocenzo. Realizzato nel 1636 dal frate scultore nato a Petralia in Sicilia, ma molto attivo in quegli anni nel centro Italia, soprattutto nelle Marche, il realistico crocifisso fu spostato dalla cappella del castello nell’attigua chiesa di San Giovanni Battista nel 1788 per volere del Marchese Carlo Mosca Barzi allora Signore di Gradara.
La chiesa fatta edificare dai Malatesti nel Trecento, di cui preserva la facciata, fu ricostruita al suo interno dopo il terremoto del XVII secolo.
Ispirato alla tradizione spagnola dei frati palermitani di Sant’Antonino, il Crocifisso di Fra Innocenzo da Petralia ha un aspetto molto realistico e carico di pathos, con il corpo segnato dalle numerose ferite e il viso al tempo stesso sereno e sofferente, dipende dal punto di vista da cui lo si guarda. Difatti la particolarità riconosciuta a questa scultura di Cristo sulla croce sono le tre espressioni che si dice appaiono sul suo viso, a seconda che lo si guardi posizionandosi a destra, al centro o a sinistra, e che lo rappresentano nelle fasi di sofferenza, agonia e morte. Qualcuno ha detto che in queste sue differenti espressioni il Cristo di questo crocifisso pare che stia proferendo qualcosa, poi esalare l’ultimo respiro e infine raggiungere la serenità della morte o per meglio dire, visto di chi si tratta, della vita eterna.
Una curiosità: nel 2018 è stato scritto un romanzo su questo crocifisso dal siciliano Pietro Maniscalco intitolato “Un crocifisso a Gradara“. Il Dottor Maniscalco, nato a Palermo in una chiesa dove era presente un crocifisso di Fra Innocenzo da Petralia – paese della provincia palermitana – trasferitosi per lavoro a Gradara vede il crocifisso del suo conterraneo in questa chiesa e se ne interessa tanto da arrivare a scriverci un libro con le sue ricerche. Pietro Maniscalco è stato lo scopritore dell’Arsenale di Palermo, fondatore del Museo del Mare ivi situato, ricercatore storico e scrittore, è stato insignito delle onorificenze di Cavaliere e Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.
Gradara: il crocifisso dal volto espressivo e le misteriose grotte.
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