L’Area archeologica di Colombarone è situata ai piedi del Monte San Bartolo nel comune di Pesaro. Venticinque anni di ricerche e scavi a cura dell’Università di Bologna hanno permesso di scoprire una storia di molti secoli, da cui sono emerse una ricca villa romana tardoantica, una basilica rinomata nelle antiche fonti – San Cristoforo ad Aquilam – e una pieve.
Risalente alla fine del III secolo d.C. la villa era la residenza di campagna di un possidente terriero o di un funzionario statale; tuttora visibili molti dei mosaici databili tra IV e VI secolo. Nel VI secolo alcuni settori della struttura vengono abbandonati mentre quello di rappresentanza viene trasformato in chiesa cristiana; prende forma in quel periodo quella che sarà la basilica altomedievale di San Cristoforo ad Aquilam. Intorno nasce un’area cimiteriale come d’uso a quei tempi. Nei secoli successivi (VII-X) la chiesa viene più volte modificata fino a diventare una semplice pieve nel tardo Medioevo; nel XII secolo al suo posto verrà edificata una piccola chiesa demolita poi nel 1858 denominata la ‘chiesola’.
La funzione assunta da Colombarone come centro di culto non si è mai spenta; poco lontano viene costruita la chiesetta ottocentesca e poi, nei primi decenni del Novecento, l’attuale parrocchia.
Già in Età Romana, l’area circostante vede un alto numero di fattorie e un piccolo villaggio lungo la Via Flaminia, strada che rappresenta il più importante asse di collegamento tra Roma e il nord Italia, ma è verso la fine del III secolo d.C. che nasce una lussuosa villa, la residenza di campagna di un ricco possidente terriero o di un funzionario statale. Sono tuttora visibili molti dei mosaici databili tra IV e VI secolo, anche se in parte compromessi dagli interventi successivi. La pianta della villa presenta un ingresso articolato attorno ad un cortile porticato, seguito dal settore principale che ha come punti di maggiore interesse due sale da banchetto e da cerimonie. Sono inoltre stati individuati un settore termale, alcune stanze di carattere residenziale e un grande quartiere decentrato.
Nel VI secolo alcuni settori della villa vengono abbandonati mentre quello di rappresentanza viene trasformato in chiesa cristiana. La sala da banchetti più grande diventa l’aula di culto con abside, affiancata da una torre campanaria; intorno nasce un’area cimiteriale. Nei secoli successivi (VII-X) la chiesa viene più volte modificata assumendo dimensioni notevoli. Alla fine del Medioevo (XII secolo) la chiesa più antica viene abbandonata e al suo posto viene costruita la ‘chiesola’ ancora esistente ai tempi delle ricerche settecentesche ma di cui è stato recuperato soltanto un breve tratto di muro perimetrale oggi tuttora visibile.
L’Antiquarium
La sala maggiore mostra la successione delle due fasi principali del sito di Colombarone: il periodo della villa (secoli III-VI d.C.) e quello della basilica (secoli VI-VIII d.C.). Tra i materiali riconducibili alla prima si segnalano i tratti di conduttura in piombo per l’adduzione dell’acqua al settore termale, il vasellame da mensa della sala da pranzo e le anfore che attestano le provenienze più disparate di alimenti da tutto il bacino del Mediterraneo. Ma è la basilica che restituisce i reperti più singolari che fanno dell’Antiquarium di Colombarone una tappa fondamentale per la conoscenza del periodo tardoantico nel settore medio-adriatico: tra questi, una vetrata, i frammenti dell’iconostasi (separazione fra coro e navate costituita da un architrave sostenuto da colonne) in marmo della chiesa e un raro esemplare di lampadario a sospensione con più luci (polycandilon), rinvenuto nella stanza che accoglieva anche un tesoretto monetale e i calici in vetro dell’apparato liturgico. Completano la visita alcuni reperti, soprattutto metallici, che facevano parte della sfera privata degli abitanti del sito: oggetti d’ornamento e abbigliamento, monete e utensili domestici.
La storia racconta
Corre l’anno 743 d.C. e il papa Zaccaria parte da Roma lungo la Via Flaminia in direzione Ravenna per incontrare l’esarca Eutiche: con il comandante militare dei Bizantini d’Italia vuole discutere della pericolosa situazione politica e militare che vede i Longobardi avanzare proprio verso quella città. Prima di recarsi insieme nella capitale bizantina, i due si incontrano a cinquanta miglia dalla destinazione finale, nella basilica di San Cristoforo ad Aquilam.
Questo racconta una fonte medievale: il Liber Pontificalis. Nei secoli successivi della basilica si perde memoria. Nel Settecento, l’erudito pesarese Annibale degli Abati Olivieri – fondatore della Biblioteca Oliveriana di Pesaro – identifica l’antico edificio grazie a ricerche d’archivio e scavi, e lo posiziona prendendo come riferimento una ‘chiesola’ ancora esistente; dopo la sua morte tutto viene dimenticato e la stessa piccola chiesa è demolita nel 1858.
Nel 1983 ripartono gli studi con l’identificazione del luogo delle ricerche settecentesche dell’Olivieri e l’avvio degli scavi. Le ricerche hanno permesso di riportare alla luce i resti di Epoca Bizantina ma anche di scoprire una storia lunghissima che parte dall’Epoca Romana per arrivare al XIX secolo, periodo in cui è costruito l’edificio in cui sono custoditi i reperti visibili al pubblico come tutta l’area archeologica che fa parte dello stupefacente Parco del Monte San Bartolo.
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